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Il cuore funziona grazie a tre arterie, dette coronarie, che hanno il fondamentale compito di portare ossigeno e nutrienti proprio al cuore stesso.

Quando, in maniera improvvisa, all’interno di una di queste arterie, si blocca il flusso di sangue (per un ostacolo, una trombosi, una placca, una rottura o dissezione dell’arteria), al tempo stesso l’ossigeno non raggiunge più quella specifica porzione di cuore -miocardio- che si trova quindi in condizioni di difficoltà immediata.

Il muscolo cardiaco ha quindi pochi minuti di sopravvivenza: se il flusso di sangue non viene ristabilito tempestivamente all’interno dell’arteria coronaria, quella specifica porzione di cuore morirà, andrà incontro, si dice, ad un infarto.

Quindi l’infarto è la morte, la necrosi, di una porzione -più o meno estesa- di muscolo cardiaco, dovuta, il più delle volte, ad un’occlusione acuta del flusso di sangue all’interno di una (o più) arterie coronarie.

 

  • Cosa determina l’occlusione del flusso del sangue?

Il meccanismo più frequente in assoluto è quello cosiddetto della “trombosi su placca” e ora vi spiegherò in parole semplici e chiare cosa significa.

Immaginate queste arterie come delle grosse tubature che trasportano sangue, ossigeno e nutrienti. I tubi, si sa, e i materiali con i quali sono costruiti, invecchiano con il tempo e questo succede anche alle nostre arterie: dall’adolescenza comincia un processo di aterosclerosi. Il rivestimento interno di questi tubi comincia a diventare meno elastico, più duro, sclerotico, quindi meno incline alle sollecitazioni del fluido che vi scorre dentro.

Ma soprattutto si innesca un processo di tipo infiammatorio che andrà avanti per tutta la nostra vita: il deposito di colesterolo all’interno del rivestimento delle arterie.

Tutti noi, seppur con tempi diversi, andiamo incontro a questo inesorabile deposito di grasso all’interno delle nostre arterie (non solo del cuore), e questi depositi crescono sempre di più, in alcune persone.

A prescindere dalla grandezza di questi depositi, che chiameremo placche, queste possono improvvisamente rompersi! Quando la placca si rompe, fuoriesce nel lume dell’arteria il grasso e le cellule infiammatorie in esse contenuti. Le piastrine e i fattori della coagulazione attaccano il materiale fuoriuscito, formando un…trombo, cioè un coagulo di sangue che a questo punto occlude totalmente l’arteria coronaria.

Ecco come avviene l’infarto miocardico: una placca di colesterolo si rompe all’interno di un’arteria coronaria, e il territorio di cuore da essa irrorato, muore.

  • Cosa succede quindi una volta che l’infarto ha colpito il cuore?

La porzione di cuore infartuata, banalmente, non potrà né contrarsi né condurre lo stimolo elettrico fisiologico.

Da ciò, la “forza totale del cuore”, banalmente espressa con la “frazione di eiezione”, si ridurrà, e si potrà andare incontro ad una condizione chiamata di scompenso cardiaco.

D’altra parte, l’incapacità a condurre stimoli elettrici, e quindi diventando una sorta di spazio morto elettrico, paradossalmente favorisce l’instaurarsi di aritmie, ad esempio tachicardie ventricolari, le quali possono essere molto pericolose per la vita.

Altre conseguenze, meno frequenti ma non meno pericolose, sono quelle meccaniche: la valvola mitrale può essere danneggiata nel suo meccanismo, soprattutto da quegli infarti che interessano uno dei muscoli papillari; parti del cuore, come il setto interventricolare o la parete libera possono rompersi, perché troppo danneggiate dall’infarto; si possono formare dei trombi, ovvero dei coaguli proprio all’interno delle cavità del cuore, e andare in circolo e causare seri problemi come ictus cerebrali.

  • Ma quindi come posso proteggermi dall’infarto e dalle sue conseguenze?

Il modo più efficace di proteggersi dalle conseguenze dell’infarto è proteggersi dall’infarto.

Prevenire l’infarto significa capire quali sono i fattori di rischio cardiovascolare della singola persona e agire in maniera decisa su ognuno di essi.

Disponiamo, ormai, di avanzate e precise soluzioni farmacologiche che in modo molto preciso permettono di ridurre e stabilizzare la pressione arteriosa, il colesterolo, il diabete mellito. Ogni intervento farmacologico approvato nella gestione della prevenzione dell’infarto si basa su incontrovertibili evidenze scientifiche, basate su studi internazionali basati su decine e decine di migliaia di persone.

E’ importante capire che tipo di paziente abbiamo davanti, quali sono i suoi fattori di rischio, e poi stringere un’alleanza terapeutica, basata sulla fiducia e sul metodo scientifico che permetta di ridurre in maniera drastica il rischio cardiovascolare.